giovedì 27 settembre 2018

Recensione - "L'amore è sempre in ritardo" di Anna Premoli - Review Party


Appena terminata la lettura di "L'amore è sempre in ritardo" di Anna Premoli ho subito pensato che l'autrice è finalmente tornata col botto! 

Il libro precedente, "Non ho tempo per amarti", infatti, mi era sembrato un pelino al di sotto degli standard ai quali la Premoli ha abituato noi romantiche lettrici, ma per fortuna si è ripresa benissimo.
Sarà che stavolta ci racconta la storia d'amore tanto attesa fra due personaggi che avevamo già avuto modo di conoscere tempo fa, sarà che il romanzo è ironico, dolce e divertente, ma posso affermare con certezza che "L'amore è sempre in ritardo", insieme a "Come inciampare nel principe azzurro" e "L'amore non è mai una cosa semplice", sale sul podio dei libri di Anna Premoli che più amo.




"Oh sì, sarà una guerra, lo so bene. Ma, d’altronde, c’è mai stato un solo momento tranquillo in questo sentimento?"



Trama

I primi amori sono di solito un dolce ricordo, capace di far sorridere. Non per Alexandra Tyler: Norman Morrison, il migliore amico di suo fratello Aidan, l'ha rifiutata senza tante cerimonie dopo che lei ha trascorso l'adolescenza a corteggiarlo e a comporre per lui terribili lettere d'amore in rima. Ogni volta che lo vede - anche ora che è una donna adulta e sta finendo un dottorato in Geologia alla Columbia - non riesce proprio a controllare il malumore. Le sue storie sentimentali sono state tutte un fallimento. E la colpa, secondo Alex, è proprio di Norman. Quando, stanca di incontri poco entusiasmanti, decide di prendersi una sacrosanta pausa dal complicato mondo degli appuntamenti, Norman, altrettanto stufo di pranzi tesi in casa Tyler, le propone una tregua: lasciarsi il passato alle spalle e provare a comportarsi in modo almeno amichevole. Alex non può tirarsi indietro di fronte a quella che per lei suona quasi come una sfida: trattarlo in modo cordiale in fondo non dovrebbe essere così difficile. O almeno, questo è quello che crede...

Perché leggerlo?

In genere ho sempre un personaggio preferito quando si tratta dei protagonisti di un romance, ma stavolta mi trovo in seria difficoltà nel fare una scelta perché li ho adorati entrambi, anche se per motivi totalmente diversi.
L'energia, la positività e la spontaneità di Alexandra sono ammirevoli ed è proprio il suo modo di fare che rende il racconto ancora più vivace. Norman, invece, è l'esatto opposto di Alexandra: è serio, a tratti davvero triste, e troppo razionale.
Eppure insieme sono tenerissimi; una strana coppia che funziona. Sì, ma prima che funzioni davvero, noi lettori dobbiamo sudare sette camicie (che possiamo chiedere in prestito all'ingessato Norman) e arrivare fino in Nepal...
Sarà molto piacevole incontrare di nuovo Aidan e Laurel ( i protagonisti di "È solo una storia d'amore") e vederli alle prese con il tentativo di capire qualcosa in più sul complicato rapporto che lega Alex e Norman. Ficcheranno il naso nei loro affari, ma lo faranno in modo discreto e affettuoso.
Vorrei tanto elencarvi tutto ciò che ho amato in "L'amore è sempre in ritardo", ma vi svelerei troppi dettagli. Quello che però ci tengo a dirvi è che la storia d'amore raccontata in questo romanzo sembra normale, ma si rivela straordinaria. I due protagonisti danno vita ad episodi scoppiettanti, ci portano con loro in giro per il mondo e ci ricordano che l'amore vero resiste agli anni, alle distanze e alle avversità.
Ora vi lascio, ma non prima di aver rivolto un messaggio all'autrice.
Cara Anna, si dice spesso che la Disney 
è colpevole delle aspettative troppo alte che noi ragazze ci creiamo nei confronti del genere maschile. Beh, dopo aver letto "L'amore è sempre in ritardo", vorrei smentire questa affermazione. La colpa è tutta tua! Perché, diciamocelo, anche impegnandoci, dove mai troveremo un uomo attento e carino come Norman che ci regali la prima edizione in danese di "La mia Africa"?!

Scherzi a parte, mi sembra superfluo dirvi che il nuovo romanzo di Anna Premoli è imperdibile, ma nel caso non si fosse capito dall'entusiasmo con il quale ve ne ho parlato, ve lo ribadisco!



 A Thousand Years - Christina Perri

"And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more"



*****
E se la mia opinione non vi basta, seguite il Review Party che è iniziato ieri e leggete tutte le recensioni



mercoledì 19 settembre 2018

Recensione di "Cercasi amore vista lago" di Virginia Bramati - Review Party


Virginia Bramati torna in libreria, e con lei anche le ragazze di Verate e una nuova simpatica protagonista, Bianca. Se avete già avuto modo di leggere i libri precedenti della scrittrice, conoscerete già il suo stile fresco e leggero e lo ritroverete anche in "Cercasi amore vista lago"; per coloro che, invece, devono ancora scoprire la scrittura di Virginia Bramati, la lettura dell'ultimo romanzo sarà sicuramente un'ottima occasione per apprezzarla appieno.


"Bianca non esistono limiti, ma solo margini di miglioramento"

Trama
Bianca Maffei: 33 anni, una laurea in architettura e una passione per i cantieri. Nonostante lavori in uno studio importante, non perde tempo in riunione con i capi, ma adora mettersi scarponcini e caschetto e andare dove le gru lavorano e i carpentieri danno forma allo spazio. Lei riesce a sentire la forma che la casa prenderà, a vederla quando ancora è fatta di pochi segni tracciati sul terreno, e questo la rende felice. Fino a che, con la crisi, non capita anche a lei di essere vittima di una “riorganizzazione”… 
Il solo lavoro che riesce a trovare è in un’agenzia immobiliare fuori città, nel paesino di Verate. 
Lascia così Milano per mettersi alle dipendenze del geometra Volpe, pittoresco individuo dalle cravatte sgargianti e dall’etica discutibile. Eppure, appena arrivata a Verate, Bianca trova per sé un incantevole abbaino con vista sul fiume, proprio sopra la mitica Osteria Moretti dove le oche bianche chiacchierano con gli avventori e basta ascoltare attentamente per sapere tutto quello che accade in paese. 
Sarà proprio lì, all’ombra della plumbago in fiore, che Bianca scoprirà che cosa cercano davvero le persone, quando “cercano casa”: e quanto pericoloso sia giocare senza scrupoli con i loro desideri. Armata solo del suo “fiuto” specialissimo, dovrà fare i conti con monolocali all’apparenza tristissimi, grandi metrature cui nessuno sembra interessato e con la terribile sensazione di essere finita in un vicolo cieco. Senza rendersi conto di essere invece partita per una grande avventura che la condurrà fino alla casa più meravigliosa che potesse immaginare…

Perché leggerlo?

Quando ho iniziato a leggere "Cercasi amore vista lago" mi aspettavo un romanzo rilassante e appassionante, ma tra le pagine ho trovato tanto di più. La Bramati, infatti, affronta un tema "scomodo" ma di grande attualità, ovvero la perdita del lavoro e tutte le sue implicazioni.
Bianca dà voce al malessere che si prova quando si vive una situazione simile e ci si trova costretti ad accettare un lavoro non all'altezza delle proprie aspettative o non in linea con i propri studi. Tutti noi, ad un certo punto della nostra vita, abbiamo affrontato un momento di crisi profonda come quello della protagonista proprio perché, come dice Bianca, "se è vero che si lavora per vivere è anche vero che il lavoro ti definisce e non solo socialmente".
Cosa fare allora? Bisogna reinventarsi e buttarsi in qualcosa di nuovo e diverso. Bianca riesce a farlo e rinasce, come lavoratrice e come donna.
Credo che poi la forza di questo libro stia nella leggerezza e nel brio della narrazione. Si parla di argomenti importanti, di sofferenza e sentimenti forti, ma in maniera delicata.
Per ciò che riguarda i personaggi, in "Cercasi amore vista lago", il nucleo centrale sono certamente le vicende di Bianca e dell'ingegner Sanna, ma quello che caratterizza il romanzo è l'intromissione continua delle ragazze di Verate e dell'intero paese negli affari dei due protagonisti. Senza i loro consigli, le loro chiacchiere e la loro ingerenza, il libro non sarebbe lo stesso. 
Infine, non è un caso che abbia deciso di parlare della storia d'amore solo nel finale di questa recensione. Ho fatto questa scelta perché volevo che comprendeste che il nuovo romanzo di Virginia Bramati è articolato e ricco di sfumature, ma vi assicuro che non delude chi in una lettura cerca un po' di romanticismo e dolcezza. Perché l'amore di Bianca e Andrea è fatto di piccoli gesti, frasi non dette e tanto sentimento...

Spero di essere riuscita a trasmettervi quanto mi sia piaciuto questo libro, quindi ora non posso far altro che invitarvi a leggerlo! Dai, sù, trasferiamoci tutti insieme nella deliziosa Verate!

domenica 16 settembre 2018

Blog Tour - "Cercasi amore vista lago" di Virginia Bramati - L'ambientazione



Il blog oggi è eccezionalmente attivo di domenica per parlarvi del nuovo libro della fantastica Virginia Bramati, "Cercasi amore vista lago", in uscita il 19 settembre per Giunti Editore.

Per la tappa del blog tour vi porterò con me nella piccola cittadina di Verate, ma prima scopriamo la trama del romanzo.



Trama

Bianca Maffei: 33 anni, una laurea in architettura e... una passione per i cantieri. Nonostante lavori da qualche anno in uno studio importante, Bianca non perde tempo in riunione con i capi ma adora mettersi scarponcini e caschetto e andare dove le gru lavorano e i carpentieri danno forma allo spazio. Bianca riesce a sentire la forma che la casa prenderà, a vederla quando ancora è fatta di pochi segni tracciati sul terreno, e questo la rende felice. Fino a che, con la crisi, non capita anche a lei di essere vittima di una "riorganizzazione"... Il solo lavoro che riesce a trovare è in un'agenzia immobiliare fuori città, nel paesino brianzolo di Verate. Lascia così il centro di Milano per mettersi alle dipendenze del geometra Volpe, pittoresco individuo dalle scarpe squadrate e dall'etica discutibile. Eppure, appena arrivata a Verate Bianca trova per sé un meraviglioso abbaino con vista fiume, proprio sopra la mitica Osteria Moretti dove le oche bianche chiacchierano con gli avventori e basta ascoltare attentamente per sapere tutto quello che accade in paese. Sarà proprio lì, all'ombra della plumbago in fiore, che Bianca scoprirà i piani di un immobiliarista senza scrupoli. Sarà proprio da lì che partirà, armata solo del suo "fiuto" segreto, per una nuova avventura che la condurrà fino alla casa più meravigliosa che potesse immaginare...

L'ambientazione: Verate
Un posto lontano dalla città in cui i ritmi sono più lenti, si respira aria buona e dove tutti conoscono tutti: Verate è proprio così. E anche se non esiste realmente, l'autrice ha tratto ispirazione dai paesini tra le colline della Brianza.

"Mi trovo a percorrere strade immerse nel verde dove abbondano corsi d’acqua, laghetti e centri pittoreschi per raggiungere infine un fiume che costeggia i campi, una leggera salita, un bosco, poi il campanile e le case; alle spalle, colline appena accennate nei colori di questo inizio d’estate. Il centro abitato si rivela poi molto curato, con strade in pavé, una sequenza di antichi palazzi borghesi, una piazza dove domina un parco su cui si affacciano edifici imponenti e molto eleganti."

Ecco, potete immaginare lo stato d'animo della protagonista alle prese con una realtà del tutto nuova rispetto a quella finora vissuta in città, a Milano. Un vero shock!

E come ogni piccolo centro che si rispetti, la vita del paese si svolge tutta intorno ad un luogo di ritrovo, in questo caso la Trattoria Moretti: tutti passano lì il loro tempo libero e vengono accolti con gentilezza dalle ragazze della famiglia Moretti.
Per conoscere meglio loro e tutti gli altri personaggi, vi lascio il link alla tappa del blog tour a loro dedicato!

E ancora, a Verate andare dalla parrucchiera comporta un lungo giro di chiacchiere sulla vita di ogni abitante e abbondanti consigli non richiesti su look da adottare. Il mercato è chiassoso ma ricco di prodotti genuini e rende Verate ancora più viva al martedì.
Infine, la macchina è praticamente inutile per gli spostamenti nel paese, ci si muove perlopiù a piedi.

Io ho adorato Verate, tanto che mi è venuta una gran voglia di visitare la Brianza.
Credo proprio che quando anche voi leggerete "Cercasi amore vista lago" avrete il mio stesso desiderio; mi raccomando, fatemi sapere se sarà così! 

Intanto continuate a seguire il blog tour, e ricordatevi che il 19 settembre vi aspetta il Review Party!




mercoledì 12 settembre 2018

Recensione - "Isola di Neve" di Valentina D'Urbano - Review Party



Dopo averne parlato nella tappa del blogtour, il giorno che attendevo da tempo è arrivato. Domani lo troverete in libreria, ma finalmente  io posso dirvi qualcosa in più su "Isola di Neve", della bravissima Valentina D'Urbano. Potete stare sereni, perché la mia recensione sarà assolutamente spoiler free, anche perché ho deciso, come ormai faccio spesso, di non raccontarvi praticamente nulla dell'intreccio narrativo e di concentrarmi sulle sensazioni che il romanzo mi ha trasmesso.



Trama

2004. A ventotto anni, Manuel sente di essere già al capolinea: un errore imperdonabile ha distrutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile. L’unico luogo disposto ad accoglierlo è Novembre, l'isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida – l’isoletta del vecchio carcere abbandonato –, Novembre sembra a Manuel il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull’isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant’anni: la storia di Andreas von Berger – violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida – e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo inestimabile violino. Del destino di Andreas e del suo prezioso e antico strumento si sa pochissimo. L’unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di una donna: Tempesta. 1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull’isola di Novembre, senza alcuna possibilità di fuggire. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l’unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. Sull’isola non si fa che parlare del nuovo prigioniero, ma la sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata sui cui è proibito attraccare. È proprio lì che sbarca Neve, contravvenendo alle regole, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. È bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell’isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella di Andreas, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei.

Perché leggerlo?

Quando ti piace tantissimo un'autrice e vieni a sapere che presto uscirà il suo nuovo romanzo, è inevitabile chiedersi se lo apprezzerai o ne rimarrai deluso, se la storia che leggerai avrà delle somiglianze con le precedenti o se l'autrice è riuscita a costruire un universo completamente nuovo in cui coinvolgere il lettore.
Con Valentina D'Urbano non ho avuto alcuna paura: ero certa che, per l'ennesima volta, mi avrebbe fatto appassionare al racconto, commuovere, arrabbiare e provare un caleidoscopio di emozioni. E avevo proprio ragione.

lunedì 10 settembre 2018

Blogtour - "La luce che resta" di Evita Greco - Responsabilità e sogni

Esce il 13 settembre per Garzanti  "La luce che resta" di Evita Greco e in questa tappa del blogtour organizzato per l'uscita del romanzo, vi parlo di un tema molto "sentito"  dal protagonista del libro, ossia la difficoltà di trovare un equilibrio fra responsabilità e sogni.
Prima di cominciare, però, date un'occhiata al calendario del blogtour e seguite tutte le tappe per conoscere meglio la storia profonda e intensa a cui ha dato vita l'autrice.





Trama

Il paesaggio scorre veloce al di là dei grandi finestrini. Come ogni giorno, Carlo è sul treno. Non è lì per andare al lavoro. È lì per seguire sua madre. Nel breve spazio che intercorre tra una fermata e l’altra del convoglio regionale, Filomena rivive il ricordo che le è più caro: un viaggio in moto, con il vento tra i capelli, stretta a quello che sarebbe diventato l’uomo della sua vita. Carlo è lì per proteggerla, per prendersi cura di lei. Come lei non è mai riuscita a fare con lui, ma come lui fa da sempre. Come si è ripromesso di fare sin da quando era bambino. Come fa ancora oggi, trent’anni dopo: la sua vita è come bloccata, frenata dal legame, troppo stretto, con la madre. Troppo radicato nelle pieghe del tempo. Fino al giorno in cui, su quel treno, Carlo incontra una donna, Cara, e la sua bambina. Qualcosa di magico le unisce. Un linguaggio unico, fatto di storie raccontate, di risate, di gesti semplici, di allegria. Tutto ciò che Carlo non ha mai vissuto, e che fa nascere in lui il desiderio di far parte di quell’amore, di riceverne anche solo un piccolo pezzo. Perché anche un piccolo pezzo può essere sufficiente. A mano a mano che i due si avvicinano, in Carlo riaffiorano sentimenti dimenticati da tempo. Sentimenti difficili da ascoltare o da negare. Eppure, proprio grazie alla dolcezza di Cara e di sua figlia, Carlo fa finalmente i conti con sua madre. Con l’infanzia che l’ha fatto diventare l’uomo che è ora. Con i suoi pregi e i suoi difetti. Ma soprattutto scopre un segreto sepolto nel passato della sua famiglia. Un segreto che, come una crepa, aprirà un varco nella sua anima per permettere alla luce di penetrarvi ancora.

Responsabilità e sogni

In "La luce che resta" la parola dovere compare molte volte; questo perché il personaggio di Carlo si sente sempre r
esponsabile per chi gli sta vicino e in dovere di fare qualunque cosa. Sensazioni e pensieri che condizionano la sua vita e gli impediscono di pensare a se stesso, alle sue aspirazioni, ai suoi sogni, alla sua felicità. 

Si fece una doccia e indossò vestiti puliti e stirati. Si sentiva il solo ad avere il dovere di essere forte.


E infatti, tra gli altri argomenti trattati nel romanzo, quello del legame tra responsabilità e sogni, è uno dei più importanti, perché a Carlo servirà del tempo (che in questo caso coincide con l'intera durata del racconto), per comprendere come gestire la sua vita e non sentire piùe su di sé tutto il peso del mondo.

Come si può dedurre dalla trama, la persona verso la quale Carlo si sente maggiormente responsabile è la madre, Filomena.

L’età adulta e l’indipendenza sono questioni che Carlo ha rimandato al periodo della sua vita in cui sua madre starà bene e lui avrà finalmente fatto il suo dovere. Che quel periodo arriverà, per lui, è una certezza in nome della quale tutto quello che lo riguarda è stato, finora, provvisorio. Sua madre starà bene, continua a dirsi, e solo allora aggiusterà tutto quello che sa di dover aggiustare, solo allora smetterà di essere precario e secondario. Nemmeno un attimo prima.
**** 
Forse nessun altro Carlo è mai esistito. È sempre stato questo, rimarrà soltanto questo: il bambino di Filomena. Sente il dovere di esserlo. Il tempo ha cambiato solo in parte la prospettiva.
Ma non sarà solo il tempo a cambiare la prospettiva dalla quale Carlo vede la sua vita; il merito sarà in gran parte di Cara e Vita, che sconvolgeranno la sua esistenza e lo aiuteranno a vedere il lato positivo delle cose e comprendere che, e per dirlo citerò Tiziano Ferro, il sole esiste per tutti.

Presto vi racconterò di quanto la lettura di "La luce che resta" sia stata emozionante, ma restano ancora due tappe del blogtour nelle quali scoprirete i 5 motivi per leggere il romanzo e il pensiero delle ragazze di Diario di un sogno che hanno avuto l'opportunità di intervistare l'autrice! Continuate a tenerci compagnia!

mercoledì 5 settembre 2018

Blogtour - "Isola di Neve" di Valentina D'Urbano - I protagonisti: Edith e Manuel

Chi, come me, è una fan di lunga data di Valentina D’Urbano, aspetta ogni suo nuovo libro con l’entusiasmo di un bambino che attende il Natale. Per questo non vedevo l’ora di leggere “Isola di neve” (che esce il 13 settembre per Longanesi) e, dato che l’ho potuto leggere in anteprima, vi svelo già che non potrete fare a meno di innamorarvi della nuova storia che la scrittrice ci racconta. È bella, è intensa, ma ve ne parlerò in modo più approfondito a tempo debito, fra qualche giorno.

Ora, invece, in occasione del Blogtour per l’uscita del libro, vi rivelerò qualche dettaglio sui due giovani protagonisti, Edith e Manuel; ma tranquilli, non vi rovinerò certo il piacere di scoprire da soli questi due personaggi in tutta la loro complessità, e di seguirli nella loro ricerca della verità su Andreas e Neve, su un mistero vecchio di anni.
 Quattro nomi, quattro bellissimi personaggi, per un romanzo che ammalia e cattura l’attenzione del lettore sin dalla prima pagina.




Trama
2004. A ventotto anni, Manuel sente di essere già al capolinea: un errore imperdonabile ha distrutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile. L’unico luogo disposto ad accoglierlo è Novembre, l'isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida – l’isoletta del vecchio carcere abbandonato –, Novembre sembra a Manuel il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull’isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant’anni: la storia di Andreas von Berger – violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida – e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo inestimabile violino. Del destino di Andreas e del suo prezioso e antico strumento si sa pochissimo. L’unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di una donna: Tempesta. 1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull’isola di Novembre, senza alcuna possibilità di fuggire. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l’unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. Sull’isola non si fa che parlare del nuovo prigioniero, ma la sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata sui cui è proibito attraccare. È proprio lì che sbarca Neve, contravvenendo alle regole, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. È bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell’isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella di Andreas, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei.

Edith e Manuel








Quando Manuel, dopo tanti anni, torna sull’isola di Novembre è un uomo che sta lentamente andando alla deriva. Perseguitato dai fantasmi del passato, è annientato dal dolore e desidera solamente ritrovare un po’ di pace nella solitudine più assoluta della casa dei suoi nonni. È abbastanza chiaro che non abbia grandi programmi per il futuro se non quelli di continuare ad affogare i dispiaceri nell’alcol e fare l’eremita. Ma una notte alle sue orecchie giunge una dolce melodia e da quel momento la sua vita prenderà una piega completamente diversa. Conosce così Edith, una violinista tedesca, arrivata a Novembre con una “missione”: scoprire di più sul legame tra il musicista Andreas von Berger e l’isola.
All’inizio Manuel, scontroso e scorbutico, vive la presenza di Edith come una seccatura, mentre già dal loro primo incontro Edith appare positiva, vivace e arguta. Due caratteri che uniti faranno scintille e che ci regaleranno una storia avvincente, profonda e dalle mille sfumature. I due ragazzi si trovano, imparano a conoscersi, fanno i conti con tutto quello che di irrisolto c’è nella loro vita. 
Pagina dopo pagina diventa impossibile non ritrovarsi emotivamente coinvolti nell’avventura che vivranno Edith e Manuel, non provare empatia per lui e non venire contagiati dall’entusiasmo e dalla caparbietà di lei. I due protagonisti di “Isola di Neve” lasciano il segno, come del resto tutti i personaggi dei romanzi di Valentina D'Urbano. Leggere per credere.




Come vedete, ho tenuto la bocca cucita su ulteriori particolari che riguardano la trama del romanzo, ma vi farei un torto raccontandovi di più. Dovete conoscere e comprendere Edith e Manuel da soli, parola dopo parola, scena dopo scena; solo così potrete apprezzare pienamente loro e l’atmosfera misteriosa e affascinante che avvolge l’isola di Novembre e che si avverte nell’intero romanzo. 

Prima di lasciarvi, vi ricordo di seguire tutte le tappe del blogtour organizzato per l’uscita di “Isola di Neve” e non perdetevi il focus su Andreas e Neve che troverete domani sul blog Rachel Sandman author!


Recensione - "Un tè tra le stelle" di David M. Barnett



"
Un tè tra le stelle" di David M. Barnett è, da qualche settimana, uno dei libri che tengo sul comodino, sempre a "portata di occhi". Perché, lo ammetto, tra le mie tante strane abitudini da lettrice, c'è anche quella di sfogliare i libri che ho già letto e, prima di dormire, rileggerne alcuni passi che mi hanno particolarmente emozionato. Il libro di Barnett è arrivato in libreria ieri per Sperling & Kupfer ed è da quando l'ho terminato che fremevo dalla voglia di parlarvene. Perché? 

Continuate a leggere per scoprirlo!
Prima, però, ci tengo a chiarire che, nonostante la cover "romantica", non si tratta di un romance. "Un tè tra le stelle" è, sì, un romanzo che parla d'amore, ma in una dimensione più generale, inteso come amore per la vita e per gli altri.



"Che cosa ho fatto, in fondo? Ti ho dato solo false speranze", ribatte Thomas.
"Sempre meglio che non averne, di speranze", commenta James sottovoce. "Secondo me non sei quello che dici di essere. Avrai pur fatto felice qualcuno, no?"

Trama

Tom Major odia l’umanità. Odia suo padre. Odia la sua vita. Ecco perché si è autocandidato per quel viaggio su Marte in solitaria promosso dall’Agenzia spaziale britannica: per almeno vent’anni sarà lontano dagli esseri umani e dai loro problemi, potrà sorseggiare il tè tra le stelle in santa pace, dedicandosi alla musica e alle parole crociate.
Un giorno, tuttavia, un banale errore nella connessione telefonica spazio-Terra lo mette casualmente in contatto con la signora Gladys, che con i suoi 71 anni e un principio di Alzheimer è l’unica famiglia che resta ai suoi due nipoti, l’adolescente Ellie e il piccolo James, che cercano di nascondere ai servizi sociali la demenza sempre più evidente della nonna, per non essere affidati a degli sconosciuti.
Una telefonata dopo l’altra, Thomas diventerà una sorta di angelo custode spaziale per questa famiglia strampalata, pronto a guidarla tra le difficoltà della vita. E proprio grazie alle stranezze di Gladys, alla determinazione di Ellie e alla genialità di James, Thomas non sarà più l’uomo cinico e scorbutico che aveva abbandonato la Terra per dimenticare tutto e tutti. Scoprirà che la vita vale la pena di essere condivisa sempre e che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci aspetti a casa, anche al di là delle stelle.

Perché leggerlo?

Le storie che coinvolgono bambini, anziani e persone dall'apparente cuore di pietra mi fanno sempre un certo effetto, e quando ho iniziato a leggere "Un tè tra le stelle" ero sicura che avrei avuto bisogno di qualche fazzoletto e di godermi il romanzo in solitudine, libera di dare sfogo alle mie emozioni. Così è stato, ma ne è valsa la pena perché mi sono goduta ogni singola pagina di questo libro. 
Una lettura che mi è piaciuta non solo perché sono una persona molto emotiva e sensibile, ma perché Tom, Gladys e i suoi nipoti sono dei personaggi dai quali non si può fare a meno di essere colpiti. È, infatti, con passione che si seguono le vicende di questo eterogeneo gruppo di protagonisti e si è partecipi delle loro conquiste e delle loro sconfitte. 
E se fin dal primo momento, la scelta di Tom di andare su Marte per stare in completa solitudine, ci appare come una pazzia, a poco a poco, andando avanti nel racconto, comprendiamo le sue ragioni e siamo testimoni del suo cambiamento interiore che avviene grazie all'arrivo, nella sua vita, di James, Ellie e Gladys. Per Tom "l'incontro" con loro tre sarà solo l'inizio di un percorso che lo porterà a fare i conti col passato e a riscoprire la capacità di amare che è insita in ognuno di noi.
"Un tè tra le stelle" è un romanzo delicato, che non ha bisogno di grandi colpi di scena e di tragedie per far breccia nel cuore di chi lo legge. Contano le relazioni tra i personaggi, i loro sentimenti, le loro riflessioni: è per questo che è così facile sentire vicina una storia come quella raccontata da Barnett. E proprio il modo in cui l'autore narra i fatti e dà voce a Tom e a quella che diventerà la sua singolare famiglia è un altro dei punti di forza del libro; un racconto in terza persona che non crea distacco, ma che, anzi,  contribuisce a darci una visione più ampia della storia.
Le lodi per 
"Un tè tra le stelle" non si esauriscono qui però. C'è un'ultima cosa per la quale vi consiglio la lettura di questo romanzo: le canzoni e i riferimenti alla cultura pop. Bellissimi!


A questo proposito, ecco un piccolo assaggio di quello che potrete gustarvi...



"There’s a starman waiting in the sky"
Starman - David Bowie

martedì 4 settembre 2018

Review Party - Recensione di "La teoria imperfetta dell'amore" di Julie Buxbaum


Nuova settimana, nuova recensione. Oggi il protagonista è la "La teoria imperfetta dell'amore" di Julie Buxbaum, autrice già conosciuta in Italia per "Dimmi tre segreti", pubblicato sempre da De Agostini.
Vi anticipo già che, a mio parere, è una lettura adatta a tutti, ma la consiglierei soprattutto ad un pubblico giovane, perché affronta un tema serio con semplicità e leggerezza.


"David Drucker, che è così tante persone nello stesso momento: il ragazzo che si siede sempre da solo, che parlava di fisica quantistica persino sulla poltrona nello studio di mio padre , che mi ha tenuto per mano nella neve."

Trama.

A volte basta cambiare prospettiva per dare senso al mondo. Da quando suo padre è morto in un incidente d’auto, Kit non è più la stessa. Non ha più voglia di ridere, scherzare o confidarsi con le amiche di sempre. L’unica cosa che desidera è chiudere fuori il mondo intero e voltare pagina. Per questo decide di lasciare il tavolo affollato a cui si siede ogni giorno in mensa e prendere posto a quello di David. David, che gira per i corridoi della scuola con le cuffie nelle orecchie e non parla con nessuno. David, che è un genio della fisica ma quando si agita trema come una foglia. I due non potrebbero essere più diversi, ma lentamente quei pranzi in solitudine diventano un appuntamento fisso, atteso, e tra sguardi e parole sussurrate, Kit e David imparano a essere amici. Forse qualcosa di più. Fino a quando David decide di aiutare Kit a ricostruire che cosa è successo il giorno in cui suo padre è morto. Perché David non sopporta le questioni irrisolte, non sopporta le equazioni lasciate a metà. E farebbe di tutto per ricomporre i pezzi del cuore infranto di Kit. Ma il sentimento che li lega sarà abbastanza forte per resistere alla verità?

Perché leggerlo?

Spesso la sofferenza, per quanto negativa, ci aiuta a diventare persone migliori, a guardare le cose da un altro punto di vista. È questo quello che accade a Kit, la classica ragazza popolare del liceo, quella che mal sopportiamo quando guardiamo qualche film per adolescenti. 
Kit perde il suo papà, il mondo le crolla addosso e la sua vita, all'improvviso, cambia completamente. Per reagire alla disperazione, decide allora di cercare qualcosa di nuovo e di diverso, e così trova David.
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