domenica 1 maggio 2016

"A un passo da te" di Emma Hart

Cari lettori, 
complice un brutto raffreddore e, quindi un sabato pomeriggio passato sotto le coperte, in poche ore ho letto "A un passo da te" di Emma Hart edito da Fabbri. 
Avendo letto gli altri due volumi della serie The Game, credevo che anche questa sarebbe stata una storia abbastanza leggera. Mi aspettavo due protagonisti con un vissuto drammatico, ma non ero pronta a ritrovarmi tra le mani un racconto così realistico.


Trama

Quando Abbi esce dall’istituto dove è stata ricoverata dopo aver tentato il suicidio, desidera solo dimenticare il passato e ricominciare. E a darle forza è il suo sogno, la danza. Vuole essere ammessa alla Juilliard, una delle più prestigiose scuole del mondo, e per farcela dovrà impegnarsi al massimo e non pensare ad altro. Blake è un giovane inglese che si è trasferito a New York per la stessa ragione: diventare un ballerino è quello che ha promesso a Tori, sua sorella, appena prima che lei si togliesse la vita. E poco gli importa di deludere tutte le aspettative familiari per seguire la sua passione. Quando Abbi e Blake si incontrano, riconoscono subito, l’uno negli occhi dell’altra, l’ombra di una sofferenza che chiede riscatto. Passo dopo passo, si rendono conto di essere legati, sul palco come nella vita. Ma i fantasmi del passato non lasciano scampo, e per continuare a ballare dovranno trovare il coraggio, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalla musica.

Perché leggerlo? 

Appena ho letto la parola "danza" nella trama, ho deciso di prendere questo libro. Infatti oltre ad adorare la musica, amo anche la danza, di qualunque genere. Comprendo alla perfezione il potere calmante e la possibilità di estraniarti dal mondo che offre il ballo. 
Per Abbi e Blake è proprio così: quando danzano non esistono i loro problemi e le loro sofferenze, e i passi si susseguono fluidi, senza bisogno di pensarci.
Questa lettura è stata veramente difficile. Nessuna lacrima, ma i brividi mi hanno accompagnata fino all'ultima pagina. Quando penso a quanto dolore possono provocarci le persone che amiamo, o crediamo di amare, vengo subito assalita dalla rabbia.
Abbi ha perso la sua gioia di vivere e il sorriso per colpa del rapporto malato che la legava al fratello di Maddie (protagonista del primo libro della serie) e combatte con la depressione con tutte le sue forze. 
Ho sofferto con lei nei momenti in cui pensava di non farcela e di ricadere nel baratro della disperazione. E proprio per questo, devo dire che Emma Hart mi ha spiazzata, perché ha descritto alla perfezione le sensazioni e i pensieri di chi soffre di depressione e combatte ogni santo giorno per non soccombere.
Per fortuna la lettura ha il grande pregio di farci sognare, e in questo caso, trattandosi di un romance, arriva Blake ad aiutare Abbi nella sua lotta. Tra i due si instaura un legame particolare fin dal primo sguardo e la loro connessione diventa sempre più forte fino a trasformarsi in amore.
Blake mi ha conquistata subito perché è un personaggio estremamente positivo, che lavora duramente per realizzare il suo sogno (e quello di sua sorella) e non si preoccupa di deludere le aspettative dei propri genitori (la madre è veramente una strega!). Ho trovato poi molto tenero il suo comportamento nei confronti di Abbi perché cerca costantemente di proteggerla dai fantasmi del suo passato e non si arrende alle difficoltà che comporta lo stare accanto ad una persona che prova una sofferenza infinita.
Quindi se volete una storia davvero emozionantea tratti straziante, ma piena di speranza, questa lettura fa al caso vostro!

"Mi piace pensare che sia perché le persone migliori possono affrontare qualunque cosa. Sai, quello che non ti uccide ti fortifica. Spesso non si sa perché succedono certe cose, né quelle buone, né quelle cattive, ma c'è sempre un motivo"



We’ll do it all
everything on our own
we don’t need anything or anyone

If I lay here, if I just lay here
would you lie with me
and just forget the world?
I don’t quite know how to say, how I feel
those three words are said too much
they’re not enough


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