giovedì 19 gennaio 2017

"La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco" di Andrea Marcolongo

Buongiorno lettori,
oggi parliamo di una lettura decisamente particolare. Non si tratta di storie d'amore, né di omicidi efferati, né tantomeno di luoghi fantastici, ma della lingua greca.
"La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco" di Andrea Marcolongo mi ha colpito sin da subito e, da ex studentessa del liceo classico, non ho dubitato nemmeno per un attimo sulla possibilità di leggerlo.



Trama.

Lo sappiamo tutti: la prima reazione davanti a un testo in greco antico spazia dalla paralisi al terrore puro.
Ho scelto nove ragioni per amare e per raccontare ciò che il greco sa dire in modo unico, speciale, diverso da ogni altra lingua – e sì, per spazzar via ogni paura trasformandola forse in passione.
Innanzitutto questo libro parla di amore: il greco antico è stata la storia più lunga e bella della mia vita.
Non importa che sappiate il greco oppure no.
Se sì, vi svelerò particolarità di cui al liceo nessuno vi ha parlato, mentre vi tormentavano tra declinazioni e paradigmi.
Se no, ma state cominciando a studiarlo, ancora meglio. La vostra curiosità sarà una pagina bianca da riempire.
Per tutti, questa lingua nasconde modi di dire che vi faranno sentire a casa, permettendovi di esprimere parole o concetti ai quali pensate ogni giorno, ma che proprio non si possono dire in italiano.
Ad esempio, i numeri delle parole erano tre, singolare, plurale e duale – due per gli occhi, due per gli amanti; esisteva un modo verbale per esprimere il desiderio, l’ottativo, e non esisteva il futuro. Insomma, il greco antico era un modo di vedere il mondo, un modo ancora e soprattutto oggi utile e geniale.
Non sono previsti esami né compiti in classe: se alla fine della lettura sarò riuscita a coinvolgervi e a rispondere a domande che mai vi eravate posti, se finalmente avrete capito la ragione di tante ore di studio, avrò raggiunto il mio obiettivo.

L'autrice.

Andrea Marcolongo, grecista, si è laureata all’Università degli Studi di Milano. Nella sua vita ha molto viaggiato e ha vissuto in dieci città diverse, tra cui Parigi, Dakar, Sarajevo e ora Livorno. Dopo essersi specializzata in storytelling, ha lavorato come consulente di comunicazione per politici e aziende. Capire il greco, però, è sempre stata la sua questione irrisolta e a questa ha dedicato buona parte delle sue notti insonni.

Perché leggerlo?

"Apre la mente”, così si dice da sempre del greco antico. Ed è vero, il liceo classico apre di molto la mente: la spalanca verso l’età adulta. Con tenacia e ostinazione, e con una buona dose di sacrificio, lo studio scolastico del greco insegna a riconoscere e a decifrare le sfaccettature della vita e i suoi colori; che non sono mai bianco e nero, come si crede da ragazzi quando o si ama o si odia, ma sono di un’infinita e densa gamma di grigi. La soddisfazione, l’orgoglio, la frustrazione, la delusione, che imparare questa lingua comporta, rendono più facile maneggiare poi le gioie e i dolori del mondo adulto. Non è solo una questione linguistica, è una questione di attitudine alla vita: i ragazzi che si sono trovati a districarsi in concetti più grandi di loro, conoscono con maggior precisione il perimetro della difficoltà e della felicità, della fatica e dell’ironia in cui si troveranno a muoversi nel mondo adulto.

L'autrice non poteva esprimere meglio ciò che io sento a distanza di quasi 8 anni da quell'8 luglio in cui ho detto addio al mio tanto amato liceo classico.
Mi è sempre piaciuto studiare e ho adorato molte delle materie del liceo, ma tra tutte, il greco occupa un posto speciale nel mio cuore. 
E magari non vi interessa, ma vi voglio spiegare le 3 ragioni per cui io amo il greco:


  • Chi me lo ha insegnato. Diciamocelo, ogni ragazzo al ginnasio, almeno i primi tempi, si ritrova spaesato davanti alla grammatica greca, all'eserciziario e al dizionario. A quel punto la situazione si può risolvere in due modi: o viene aiutato da un professore che riesce a guidarlo alla scoperta di questa meravigliosa lingua, oppure sarà condannato ad un'infinità di brutti voti, nell'attesa di arrivare al liceo e "salvarsi" dal debito grazie alle interrogazioni di letteratura.
    Io credo di aver vinto alla lotteria, perché sia al ginnasio che al liceo ho trovato delle professoresse meravigliose che mi hanno trasmesso la loro passione per il greco. Un percorso scolastico che ha trovato il coronamento in un viaggio in Sicilia dove ho vissuto l'emozione fortissima di poter vedere una tragedia recitata tra le rovine di un antico teatro greco.
  • La difficoltà. Ricordo che molte delle mie compagne del liceo preferivano il latino al greco perché trovavano il primo molto vicino all'italiano. Invece io, che non ho mai amato le cose facili, ho sempre mostrato molto più interesse per il greco perché mi dava più soddisfazione riuscire ad ottenere delle frasi più o meno comprensibili in italiano da un testo scritto in un alfabeto così diverso dal mio. Tradurre dal greco mi ha insegnato a non mollare mai, anche quando nulla sembra avere senso, a non fermarmi alle apparenze e indagare oltre, e a non accontentarmi.
  • La letteratura e l'originalità dei contenuti. Corro il rischio di attirarmi le antipatie dei latinisti dicendovi che per me studiare la letteratura latina era molto spesso davvero noioso. Perché? Il fatto è che, in molti casi, si trattava di concetti che avevo già affrontato in greco e che venivano semplicemente ripresi.
    Era invece una gioia sostenere le interrogazioni di letteratura greca perché mi bastava leggere testi, analisi e focus storici per assimilare tutto e farlo mio. Molto di ciò che ho appreso in quegli anni è ancora un vivido ricordo nella mia mente. Il motivo è semplice: trovavo meravigliosi e profondi i personaggi delle tragedie, mi incantavano alcuni concetti filosofici e la lettura in metrica aveva una musicalità che mi attirava.
La mia lista potrebbe continuare all'infinito, ma lascio parlare per me il libro di Andrea Marcolongo che è davvero un inno d'amore per il greco antico. 
Consiglierei a tutti di leggere "La lingua geniale": a chi frequenta il liceo classico per apprezzare ancora di più una lingua meravigliosa, a chi ha studiato il greco perché farà un tuffo nel passato e magari si ritroverà, come me, a recitare ad alta voce la Medea cercando disperatamente di ricordarsi la metrica giusta, e infine a chi il greco antico non lo ha mai nemmeno considerato. Questi ultimi si renderanno conto di aver perso un'occasione per portare nella propria vita le infinite sfumature che regala la lingua greca. A loro dedico questo passo, uno dei miei preferiti in assoluto...




...perché appena ti guardo più non mi riesce

di parlare,
la lingua si inceppa, subito un fuoco sottile
corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono più, le orecchie
rombano,
il sudore mi scorre, un tremore
mi afferra tutta, sono più verde
dell’erba, mi vedo a un passo
dall’essere morta.
Ma tutto bisogna sopportare perché…



Per me il greco è, e rimarrà sempre, la lingua dei sentimenti. Ci sono delle sensazioni, degli stati d'animo che sono perfetti descritti così, in un alfabeto poco comprensibile, bello da vedere e difficile da interpretare, proprio come l'amore.

"La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco" di Andrea Marcolongo è un libro che deve trovare posto nelle vostre librerie. Per alcuni rappresenterà un ricordo, per altri una scoperta e per altri ancora una conferma. L'importante è che capiate che il greco antico non è una semplice lingua morta e che il suo studio rende maledettamente vivi, altroché!




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